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Il primo giorno di gennaio 2010 è venuto a mancare all'ospedale di Trieste dove era ricoverato ormai da qualche mese, Pietro Menia a tutti caro come il maestro Piero. Avvicinandosi la festa di Ognissanti lo ricordiamo con un brano tratto dal suo libro: "Il Maestro Piero racconta".
Il giorno della sepoltura e nel suo discorso commemorativo, il Sindaco Virginio Menia Cadore ha tratteggiato il profilo del maestro Piero come educatore di tante generazioni di dantini, ma anche il suo impegno appassionato nel compito di amministratore comunale. La sua passione per il paese natìo non è mai venuta meno anche dopo il suo trasferimento a Trieste e traspare tutta dal libro a cui ha dedicato le sue ultime energie.
Al dì di Morte, zl gedie, d'didé tre mèse. La prima era sempre al zinche e dèa duce chèi ch'avea da portà chèlc bestia du in fiera. A la seconda, dita lolo dopo, t vdèa l femne ch'avèa bel lorò pr prcè 'l colazion u ch'era bel stade z stala a dèrde. La terza, cla ciantada, gné dita ali oto e, s n'avè maio tamt da cuerde l tonbe, fnìa cu an visita z sumiterio e la bnedion dal prè pr duc chéi ch era soplide lasù.
Quest'anno quella benedizione lambirà anche la tomba del maestro Piero, accompagnata dalla preghiera di suffragio che accomuna i vivi insieme con le persone care che nella fede, vogliamo credere siano tornate a casa: la casa del Padre. In uno dei racconti intitolato "Il Pane d'oro", il maestro Piero ricorda la storia di una giovane ragazza che muore ma che avrebbe mangiato pane d'oro in Paradiso: la maniera innocente - scrive il maestro - per non farci pensare alla morte come ad un brutto momento di dolore, ma un allegro vivere tra le nuvole dorate che vedevamo nei tramonti. Un modo altrettanto innocente ma efficace di pensare al Paradiso, premio dei giusti.
La Rocca - Anno LXXI - n. 1 - Primavera autunno 2010 -pg.8